La nostra ombra contiene tutti quegli aspetti che non sembrano adatti a mettersi in mostra: paure, rabbie, aggressività, etc….
L’ombra vive sempre in noi ed è parte essenziale, insieme con le nostre luci, della nostra personalità. Essa contiene il nostro “lato oscuro” che, quanto più rimosso ed ignorato, risulta essere causa di conflitti e sofferenze.
Ciascuno di noi ha la propria ombra, che richiede di essere ascoltata ed integrata nella nostra consapevolezza.
Anche i maestri di meditazione hanno la loro ombra.
Una volta i discepoli bersagliavano il loro maestro tempestandolo di domande sulla sua esperienza illuminativa: “cosa si sente nell’illuminazione?”, “come potresti descriverla?”, “come e quando è avvenuto questo fatto nella tua vita?”.
Fino a quel giorno il guru era stato invariabilmente poco o pochissimo esplicito su questo argomento, ma in quel momento si decise a parlare, tuttavia i discepoli rimasero stupiti ascoltando la sua risposta: “dovete sapere figlioli che io, prima dell’illuminazione, ero quasi sempre depresso ed esaurito, ma ora, dopo l’illuminazione ho quasi sempre delle depressioni e degli esaurimenti”.
La risposta del guru è certamente splendida: l’illuminazione non sopprime la natura, il temperamento, il proprio Dna… ma tutti questi elementi dell’essere subiscono una trasformazione: vengono oggettivati dal meditante che si disidentifica dagli stessi, divenendo testimone della realtà spirituale trascendente e vivente in ogni uomo.
Per il meditante riscoprire gradatamente la propria ombra è una vera grazia per la crescita nella conoscenza e nel vero amore e accettazione di sé. Questo non vuol dire adagiarsi nella pigra sclerosi dei propri difetti, bensì abituarsi a non spaventarsi di sé stessi, a non odiarsi, né autopunirsi per i propri sbagli, a riconoscere, con tenacia e pazienza, con sincerità e maturità, il proprio lato meno luminoso.
Tratto “L’ultimo silenzio della meditazione” di Mariano Ballester,, Ed. Appunti di Viaggio