In tutte le culture tradizionali e nelle medicine antiche l’attività psichica e mentale dell’uomo non è riferita al cervello ma al cuore che è, a tutti gli effetti, il Centro fisico, psichico e spirituale dell’uomo. La simbologia legata al suo significato, al suo ruolo, è ricca in tutte le culture.

Nei geroglifici egiziani il cuore è rappresentato da un vaso.

Nelle tradizioni vediche il cuore è rappresentato da un triangolo con la punta verso il basso, disegno schematico di una coppa. Essa conteneva una bevanda d’immortalità, l’amrita, a testimoniare che il cuore è il luogo in cui l’uomo può attingere per trasformarsi e raggiungere l’immortalità.

L’antico pittogramma cinese che designa il cuore è una sua raffigurazione stilizzata: in alto il pericardio aperto, al centro l’organo, in basso un abbozzo dell’aorta. Il cuore dell’uomo è, infatti, il vaso o la coppa in cui la vita, grazie al sangue che contiene, viene continuamente rigenerata.

In medicina cinese il cuore, sede degli Shen, degli Spiriti, illumina le coscienze e richiama l’uomo al suo destino. Esso controlla i processi vitali dell’intero organismo, coordinando le attività di tutti gli altri organi ed è responsabile dell’attività mentale e della vita emotiva e affettiva per la persona, dei sentimenti e dei processi con cui ne prende coscienza.

Il cuore è il Centro della persona ed arrivarci è abbandonarsi al flusso che conduce alla sorgente. Ricercare la felicità non deve essere un ripiegamento su se stessi ma semplicemente farsi attenti al Mistero che ci costituisce.

La comunicazione si stabilisce non appena cessa l’interferenza con il mondo circostante. Una volta che gli occhi, la bocca, le orecchie sono chiusi, i sensi non sono più sollecitati dagli oggetti esterni, il cuore tranquillo e sereno può aprirsi ad una coscienza nuova…

Meditare significa sedersi nell’oblio del tutto. La posizione seduta è quella che più di tutte aiuta a prendere coscienza dello spazio interiore.
Fabrizia Berera,