La terapia dei pensieri (II)
Una equipe di psicologi ha pubblicato su Nature Communication una ricerca che ha quantificato un numero medio di 6.200 pensieri al giorno. L’80% di questi sono ricorrenti. Quelli ai quali si dà maggiore spazio, mettendoli in parole e traducendoli in azioni e comportamenti, sono quelli che tendono maggiormente a persistere. Ci auguriamo che siano positivi!
E quelli negativi? Possono essere riconosciuti da alcune caratteristiche:Pensieri che rimuginano, pro o contro, una questione, senza poter mai arrivare ad una conclusione operativa, che renda capaci di affrontare il problema in maniera proattiva. La mente rimane bloccata e ripete, come un disco rotto, la medesima storia (overthinking);
- Coltiviamo un pensiero in merito a un problema. Riflettiamo su una decisione o pianifichiamo soluzioni ma, in alcuni casi, quel pensiero arriva a bloccarci, suggerendoci valutazioni negative su di noi o sulla realtà. Il pensiero, la constatazione che ci ripetiamo è del tipo: “in relazione a questo problema sono incapace, sono indegno, non ce la farò mai”. Quel pensiero è un blocco mentale, che paralizza i nostri processi decisionali (ruminazione);
- Ci sono pensieri che leggono la realtà in modo estremo: per me o è nero o è bianco; per me tutte le persone sono cattive; tutti ce l’hanno contro di me, etc.
I pensieri non coincidono con la realtà, sono solo pensieri, anche se non di rado possono essere confusi con la realtà. Questo è un primo passo fondamentale per mettere in discussione quanto viene suggerito dalla nostra mente, specie se negativo.
Come affrontare questi pensieri? Promuoviamo atteggiamenti di compassione. In particolare: cura degli altri; sensibilità alla sofferenza; atteggiamento non giudicante. La vita spirituale, ha poi una marcia in più: la consapevolezza che tutto – pensieri, parole, opere – può essere attraversato dall’amore di Dio, che è più forte e non conosce ostacoli e impedimenti.